Intervista a Felice Del Gaudio che ci presenta Desert la sua nuova raccolta di brani

Felice Del Gaudio cop digipack front

Amici di lettori, sono lieto di accogliere nel mio salotto culturale, un visionario del contrabasso, Felice Del Gaudio. Un navigatore di mondi poetici che, attraverso il suo strumento, rivela colori e immagini di un mondo da preservare, tra cuore, arco e legno, tra i riverberi di un immaginario unico. Oggi ho il piacere di intervistarlo per voi, parlando del suo nuovo lavoro in uscita, Desert, una raccolta molto interessante.


Ciao Felice, ti accolgo da parone di casa.  Il contrabasso è uno strumento che mi ha sempre affascinato, lo vedo un po’ come un fluido corposo e misterioso che si arrampica tra le fioriture della composizione. Come nasce questo tuo grande amore verso il contrabasso?

 All’eta di 18 anni sono passato dal basso elettrico al cb perche’ cominciavo ad avvicinarmi al jazz e quindi era fondamentale affrontarlo con lo strumento giusto.Poi di li il primo acquisto dello strumento e i primi studi con un insegnante .Poi seminari e tanti stage in giro per il mondo.

Mi piace chiedere sempre, a ognuno di voi, cosa provi mentre suoni il tuo strumento?

 E’ un percorso lungo che richiede tanta disciplina e sacrifici,dopodiche’ ci si libera e si crea,cosi come un pittore con i suoi colori e pennelli,ma prima bisogna farsi le ossa.L’abnegazione porta alle soddisfazioni tanto desiderate e alla gioia di comunicare sia a se stessi sia al pubblico.

Sei uno di quegli artisti che compone la notte, o prediligi il giorno? Come nasce in te una composizione, cosa ti stimola maggiormente a prendere in mano una penna? Non so, una storia, un ambiente particolare, uno stato d’animo nostalgico, un ricordo o cos’altro…

 Un po tutto: dove sei nato,l’ambiente musicale che hai frequentato,le conoscenze,gli stimoli che ricevi giorno per giorno dal mondo che ti circonda. Ho composto sia di notte che di giorno, durante un viaggio, ma anche dopo. Per esempio il brano del cd La via lattea e’ stato composto mentre osservavo le stelle in cielo su una montagna chiamata Monte Sirino a 2000 mt.

 Leggo di numerose collaborazioni, potresti parlarcene?

 Le collaborazioni sono tante e tutte importanti basta predisporsi con spirito giusto e creativo. Ad ogni eta’ della mia vita musicale ho incontrato artisti che mi hanno dato qualcosa , aiutato e fatto crescere. Nello scambio reciproco rimane un rapporto poi solo con chi ha avuto  rispetto artistico ed umano condiviso.

 Quali esperienze hanno maggiormente segnato il tuo cammino artistico?

 Fra le esperienze maggiormente significative mi piace ricordare  quelle col mio prof di storia dell’arte al liceo, che mi ha avviato all’ascolto del jazz che all’epoca noi giovani 18enni non ascoltavamo,invece lui si.Poi senz’altro i miei viaggi a new york,londra,australia,brasile che mi hanno allargato gli orizzonti,tra cui quello musicale.

Adesso siamo curiosi di leggere del tuo nuovo progetto, di questa rivisitazione di alcuni brani molto apprezzati, in una nuova chiave di lettura e con interessanti collaborazioni. Il tuo nuovo lavoro musicale si chiama Desert, questo titolo ha sicuramente una sua storia, un’origine da scoprire.

E’ una nuova prova d’autore a cui mi sottopongo. Ad ogni periodo della mia vita ,da tempo, mi sono preposto di far uscire sul mercato un lavoro che contenesse la mia musica. Desert vuole essere una summa di tante idee legate al contrabbasso che uso e  suono nei modi piu’ vari; ogni traccia ha una sua storia personale e mi lega a momenti della vita sia mia che di altri. Il brano Desert, e relativo video clip, rappresentano il mio modo di intendere il nostro futuro,come singoli e come umanita’….dal deserto siamo venuti e li’ torneremo. E’ una sorta di metafora, nel deserto una volta c’era vita ora non piu’. Ma tutto il lavoro contiene titoli che hanno dei riferimenti sia al mio vissuto sia ad un messaggio piu’ elevato.

 Il tuo, è indubbiamente un lavoro minuzioso, quando il tuo strumento è anche il protagonista principale della tua opera, non hai che farlo dialogare, come fosse una persona, un legno animato e, forse, lo è….cosa vuole dirci il tuo contrabasso in questa tua nuova avventura?

 Ognuno puo’ trovare all’interno del cd le tracce che piu’ possono comunicare degli stati d’animo vicino al proprio modo di sentire. La cosa che mi affascina e’ che lo strumento in se’ in questo lavoro esprime tutte le sue potenzialita’ che sono molteplici e tutte affascinanti,senza regole predeterminate o legate ad un genere prefissato:non e’ jazz,non e’ classica;ma e’ anche cio’.

Cosa ne pensi della salute musicale italiana? Sta bene o hai un’opinione diversa? Cosa miglioreresti o proporresti di diverso?

Domanda complessa e difficile risposta. Il lavoro e’ lungo ed arduo. Ma con delle riforme si potrebbe fare molto di piu’. In complesso lo stato della musica e’ buono, e’ lo stato di chi la fa che e’ complicato. Il digitale ha permesso a tutti di creare..ma e’ difficile oggi essere notati ed essere singolari. L’omologazione ci rende comuni anche nella musica e non unici.

Adesso caro Felice, ti chiedo di salutarci con un messaggio personale rivolto al nostro pubblico e alle persone che amano la musica e che seguono le nostre interviste. Ne approfitto per salutare tutti i nostri lettori e vi rimando alla prossima appassionante intervista. Grazie Felice!

Grazie a te Mirko, desidero salutarvi con questo pensiero: “La musica scaccia l’odio da coloro che sono senza amore. Dà pace a coloro che sono in fermento, consola coloro che piangono”. (Cit. Pablo Casals)

Intervista realizzata da Mirko Marsiglia